Una madre lo sa by Concita de Gregorio

Una madre lo sa by Concita de Gregorio

autore:Concita de Gregorio
La lingua: ita
Format: mobi
Tags: Family & Relationships, Family Relationships
ISBN: 9788852011900
editore: Arnoldo Mondadori
pubblicato: 2009-03-14T23:00:00+00:00


Maman blues.

Le parole degli altri

Poi ci sono gli uomini. Certo che ci sono. Sono lì che guardano, certe volte vedono. Quelli più bravi a maneggiare il dolore, che per decreto biblico è una faccenda soprattutto femminile, quando vedono arrivare l’onda la riconoscono da lontano: hanno alla fine imparato a navigarci dentro. Ne ho conosciuti tanti, gente famosa e gente qualunque, con quello sguardo lì, uno sguardo che non si può confondere: gli occhi di chi ha visto oltre il muro e invece di tornare indietro, al riparo, lo ha scavalcato e ha passeggiato di là.

È un uomo l’ideatore dei «maman blues» francesi, le cliniche dove si cura la tristezza delle madri. Dice che la sopraffazione che sommerge certe donne dopo la nascita dei figli non è un «problema loro», delle madri: è un problema nostro. Dice che tutte le madri hanno momenti così, anche quelle che non li riconoscono. Dice che non c’è bisogno di scomodare Medea per sapere che il silenzio su quel che è sempre esistito è un tabù formidabile ma recente, relativamente recente se paragonato al tempo dell’umanità: si conta in secoli. Dice infine che se un giorno se ne potesse parlare con più libertà, con meno pregiudizi e moralismi; se chi aspetta un figlio fosse avvertito di quel che lo aspetta; se la gente attorno fosse attrezzata a capire, ad accogliere, a proteggere: ecco, forse qualche voragine si potrebbe evitare. Forse, certo. Non c’è per il momento controprova. È questo – la controprova – quel che lui cerca nelle sue cliniche della tristezza.

Ho conosciuto un ragazzo di ventiquattro anni, uno studente di Lettere: prepara una tesi sulle carte inedite di Sereni. Figlio unico, vive ancora coi suoi. Sta in una periferia del Nordest, abita in una bella casa ordinata col giardino, il videocitofono e il garage con la porta che si aziona a distanza. Quando ci siamo incontrati, a pochi isolati da casa sua, c’erano ancora i giornalisti attorno al luogo del delitto: un bambino di tre mesi annegato nella vasca da bagno, la madre sola in casa con lui. È di questo che vuole parlare: di sua madre. «Io ho sempre avuto paura per lei: di farle male, di esserle di peso. Mi facevano paura i suoi giorni stesa sul letto al buio, le premure tristi di mio padre, i loro silenzi. Ho pensato, crescendo, forse più che altro ho temuto, che la colpa fosse mia: ero stato io a romperla, ero io che non dovevo esserci. Sono diventato grande credendo questo: che mia madre non mi avesse voluto. Ho immaginato un segreto dietro quei silenzi. Forse non ero figlio di mio padre. Forse c’era stata una violenza. Forse avevo un gemello morto: non si possono contare le fantasie che porta ogni notte. Forse mia madre aveva tentato di disfarsi di me, e dunque era stata curata e ricoverata e poi, per tutta la mia infanzia, guardata a vista. È stato questo? È per questo che mio padre è così spento, lei così lontana? Nessuno



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